lunedì 29 settembre 2008

Responsabilità















L'Alitalia è salva.

O almeno questo ci sentiamo dire più o meno ovunque in questi giorni. Certo, sentire accostato l'aggettivo “salva” a una società fallita lascia forse un momento disorientati, ma è solo una sensazione credetemi, passa subito... Basta aspettare qualche minuto e appare la fiction di turno a distrarci.
Non voglio entrare nel merito della trattativa, di ciò che è successo, di ciò che NON doveva succedere, voglio solo raccontare un piccolo prestigio mancato.

Una volta esisteva il senso di responsabilità, quella strana cosa per cui se tu facevi qualcosa te ne assumevi, appunto, la responsabilità. Il che poteva significare, valutate le conseguenze della tua azione, che te ne prendevi il merito oppure la colpa.
Era un bizzarro principio che tutto sommato era piuttosto diffuso: unici autorizzati a non seguirlo (almeno per un po') i bambini.
“Non sono stato io!”
Ma anche per i bimbi la pacchia durava poco e presto si imparava che le colpe così come i meriti, sono sempre di qualcuno, e che talvolta possono essere nostre.

Sabato mattina accendo la televisione (quale errore!) e sento parlare di Casini, il buon Pierferdinando, l'amico di Salvatore “Toto” Cuffaro e “Lucky” Luciano Moggi. Il suo partito è stato determinante per l'accordo su Alitalia, sostiene (1)

Attimo di smarrimento...

Ma come? (mi chiedo) Non era tutto merito di Walter Veltroni, l'uomo che davanti a un piatto di bucatini all'amatriciana riesce a mettere d'accordo tutti, persino Colaninno ed Epifani?(2)

Qualcosa mi deve essere sfuggito durante la notte. Forse ero distratto.
Ma poi replica la lucente controparte azzurrovestita... non è vero niente, è tutto merito loro e del loro governo.(3)

Allora mi domando. Che fine ha fatto il senso di responsabilità?
Perché non riusciamo più a capire chi ha i meriti e chi le colpe di quello che succede?
Perché ad un bambino bisogna insegnare che se prende 3 a scuola è perché non ha studiato e che è inutile dire che è la professoressa ad avercela con lui, quando ai piani alti è tutto un affrettarsi a dire “è merito mio” quando le cose vanno bene (discutibile), salvo poi defilarsi e buttare accuse su altri quando le cose vanno male?

Assumersi la responsabilità delle proprie azioni non è essere cacciatori di gloria. Essere responsabili significa essere capaci di rispondere agli eventi in maniera pronta e capace: significa saper rispondere alle conseguenze delle nostre azioni, e non è detto che la risposta non possa essere un onesto ma sempre apprezzato “ho fatto del mio meglio, ma ho sbagliato”.
Sono stati fatti tanti appelli al senso di responsabilità negli ultimi dieci giorni, ma io ho visto solo emergere il consueto arrivismo dei potenti, che invece di dare il buon esempio (altro grande desaparecido di questo Paese) fanno a gara a prendersi ogni merito, perchè non contano i risultati, contano solo quante tacche si sono potute segnare sul calcio della pistola.

Aspetto con ansia il ritorno del senso di responsabilità.

Abracadabra

Hardin

(note)

(1)

“C'e' chi nell'opposizione, come l'onorevole Di Pietro ha cavalcato le proteste irresponsabili dei piloti e delle hostess arringando la folla a Fiumicino. Noi siamo stati sempre in prima fila lavorando per creare un clima positivo al governo, impegnato in un'opera di mediazione perché è questo il senso di responsabilità che una grande opposizione deve avere rispetto ad una vicenda come quella dell'Alitalia”

(2)

"Io ho fatto il leader dell'opposizione come si fa in un paese anglosassone: ho cercato di dare una mano alla conclusione positiva della vicenda, tenendo relazioni con Colaninno e i sindacati e informando Gianni Letta, che si e' sempre speso perche' ha il mio stesso tipo di cultura istituzionale.
Il momento chiave e' stato 48 ore fa . Allora la vicenda era drammaticamente conclusa e poi io ho cercato di fare il mio dovere, ho cercato di far fare un passo avanti alla Cai nel tentativo di costruire le condizioni di una nuova proposta.
Questo e' il ruolo di una forza responsabile, perché, se fossimo stati irresponsabili, avremmo evitato di intervenire e la tentazione era forte viste le dichiarazioni bellicose del presidente del Consiglio contro di noi, ma prima di tutto c'è l'interesse del paese."

(3)

"Prima i vertici del partito hanno irriso e contrastato in tutti i modi il progetto su cui mi ero impegnato fin dalla campagna elettorale. Poi, quando hanno dovuto constatare che gli imprenditori e i finanziamenti esistevano davvero, pur di scongiurare un nuovo successo di Berlusconi dopo Napoli, hanno giocato contro il governo e contro l’Italia. Volevano far cadere su di noi la colpa del fallimento delle trattative, gli scioperi, l’interruzione dei voli e la chiusura dell'Alitalia.
[...]È successo che l’opinione pubblica ha capito il giochetto e si è schierata dall’altra parte. Così il segretario del PD ha dovuto frettolosamente cambiare strategia cercando poi addirittura di attribuirsi il merito del buon esito della vicenda.
[...]Credo che si debba constatare che in Italia c’è un governo nuovo, che ha il coraggio di esporsi in prima persona assumendosi il rischio di obbiettivi difficili e importanti e che prende decisioni forti come raramente si è visto fare negli esecutivi che ci hanno preceduto e nella storia della Repubblica."

domenica 28 settembre 2008

Lo spettacolo incompiuto








Ogni numero di magia è composto da tre parti o atti.

La PRIMA PARTE è chiamata LA PROMESSA: l’illusionista vi mostra qualcosa di ordinario.

Il SECONDO ATTO è chiamato LA SVOLTA: L’illusionista prende quel qualcosa di ordinario e lo trasforma in qualcosa di straordinario.

Ora, voi state cercando il segreto, ma non lo troverete, perché in realtà non state veramente guardando... Voi non volete saperlo. Voi volete essere ingannati.

Ma ancora non applaudite. Perché far sparire qualcosa non è sufficiente. Bisogna anche farla riapparire.

Ecco perché ogni numero di magia ha un TERZO ATTO.

La parte più ardua. La parte che chiamiamo…IL PRESTIGIO.”

(The Prestige, 2006, diretto da Christopher Nolan)


Il Prestigio è ciò di cui ha bisogno questo Paese.
Secondo me la questione è tutta qui.
Non del prestigio inteso come “reputazione”, “fascino”, “autorevolezza”... Tutto questo l'Italia già lo ha, solo lo ha dimenticato da molto tempo.

L'Italia è un numero di illusionismo incompleto, un fantastico spettacolo di magia che tiene tutti col fiato sospeso, ammutoliti, in attesa, congelati.
Tutto ciò che ritenevamo essere normale, ordinario, come giustizia, crescita, legalità, democrazia, onestà, prospettive... tutto è stato abilmente trasformato in qualcosa di “straordinario” da abilissimi illusionisti che dal loro palco dorato inscenano per noi uno spettacolo non richiesto unico al mondo.

E così ci ritroviamo con criminali impuniti e comuni cittadini col cappio al collo, con debitori spalleggiati dalla legge e aziende che non sopravvivono perché non riescono a farsi pagare il giusto compenso per il loro lavoro.
Ci ritroviamo con reality show in apertura di telegiornale e notizie giudiziarie giusto a destra dei necrologi, con le televisioni che dicono una cosa e i nostri occhi che ne vedono un'altra.

Ci ritroviamo con un Paese alla rovescia, dove nessuno applaude: hanno cambiato la normalità in qualcosa che forse prima non avremmo neanche saputo concepire, e nel farlo ci hanno affascinati e stupiti.

Ma ora siamo tutti in attesa...
Perché far sparire qualcosa non è sufficiente. Stiamo tutti aspettando che queste cose riappaiano.

Stiamo tutti aspettando il Prestigio.

Con la compiacenza di chi vorrà seguirmi, cercherò di raccontare, ogni tanto, qualche piccolo numero di magia in questa Italia smemorata, per renderci conto insieme di quante Promesse ci sono state fatte, a quante Svolte abbiamo assistito, e a quanti pochi Prestigi abbiamo avuto la fortuna di applaudire.

Abracadabra,

Hardin